Promozione del territorio? Non pervenuta

Promozione del territorio? Non pervenuta

Promozione del territorio? Non pervenuta
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La promozione del territorio non si fa con le operazioni di marketing: si fa per le persone, con le persone e con la cura e il rispetto del Patrimonio.

 

Una volta bastava un sacrestano a tenere una chiesa aperta. Oggi non basta una cooperativa. Intanto i turisti si lamentano su Facebook e le città chiudono i battenti.

Quelle che possono sembrare delle semplici farneticazioni del mattino, sono in realtà frutto di osservazione della politica (inesistente) di promozione del territorio.

Non so come funzioni dalle tue parti, ma so esattamente come funziona dalle mie. Ed ecco spiegato il perché della frase iniziale.

Il fattaccio.

15 agosto 2014. Ferragosto.

I (pochi) turisti [pochi per l’assenza di politiche, mentalità e provvedimenti adeguati] presenti si ritrovano a passeggiare in una città fantasma: la maggior parte dei locali sono chiusi, come i musei e i luoghi di culto (che tra l’altro Dio solo sa quanto avrebbero fatto comodo considerati i 30 gradi all’ombra).

L’analisi.

La colpa è dell’amministrazione comunale. La colpa è degli imprenditori. La colpa è dei turisti. La colpa è di chi se la vuole prendere, purché qualcuno lo faccia.

La realtà.

Nei tempi in cui il turismo era occasionale e sporadico, le bellezze delle nostre città erano fruibili a qualunque orario e a qualsiasi condizione (anche quelle metereologiche).

I turisti erano accolti con gentilezza e cortesia e già questo influiva sul feedback positivo della loro vacanza in zona. Pur non conoscendo a menadito le lingue, ci si capiva e comprendeva e si riusciva a comunicare in modo semplice e diretto. Non si era ancora entrati nell’ottica di una speculazione massiva dell’arte e della storia, delle luci e delle ombre, delle bellezze naturali che distinguono il nostro territorio.

Si fruiva del fruibile come si poteva, ma il coinvolgimento e la passione degli autoctoni ispirava ed emozionava tanto da creare un ricordo emotivo incancellabile nei turisti. E la loro estasi viaggiava in lungo e in largo per il mondo, attirando nuovi turisti. E tornavano. Eccome se tornavano.

Poi l’intuizione: il turismo poteva diventare una macchina in grado di fare soldi, tutto si ridusse all’arido profitto (dando anche per scontato che ciò che vive da migliaia di anni non abbia bisogno di manutenzione) e nulla fu più come prima.

Oggi le chiese sono chiuse perché non ci sono più i sacrestani e l’apertura dei luoghi di culto è stata affidata a cooperative di giovani (pagate poco e malamente, secondo i tempi della burocrazia).

Ma mentre i sacrestani erano orgogliosi dei loro “Templi”, ne conoscevano la storia, ne illustravano le opere d’arte e raccontavano ai turisti leggende metropolitane e aneddoti divertenti vissuti in prima persona, i cooperanti sono degli assoldati, accaldati, annoiati e malpagati: come possono trasmettere cultura e passione?

Oggi serve una delibera per autorizzare l’apertura notturna dei musei, come se la cultura avesse degli orari da rispettare.

Oggi in ogni programma estivo che si rispetti non possono mancare le manifestazioni musicali: peccato che queste non siano un richiamo per turisti e che si traducano in occasioni eccezionali di superlavoro degli operatori ecologici (perché siamo davvero degli sporcaccioni eccezionali!).

Oggi si vive ancora dell’idea che “se ho diminuito le vendite, l’unica via di salvezza è raddoppiare i prezzi” (magari con la scusa di dover ammortizzare i prezzi di nuovi investimenti).

E invece oggi più che mai il turismo dovrebbe viaggiare in rete e puntare sulla collaborazione. Perché da sempre il turismo si muove facendo leva su cultura e percorsi enogastronomici. Un Must che in molti ignorano in loco, ma che ovviamente pretendono appena fuori dal quotidiano raggio d’azione.

No, mi dispiace: non credo siano necessari esperti di marketing per risollevare le sorti turistiche delle nostre città. Penso piuttosto che manchino le basi per una cultura del turismo, che non significa per forza “all inclusive e gratis”, ma cura e rispetto del nostro Patrimonio.

 

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Cinzia Di Martino
Cinzia Di Martino
Mi definiscono (e mi definisco) una persona positiva, propositiva, decisa e ottimista (e anche chiacchierona). Sono laureata in informatica, ma ho una passione spropositata per blog, social media, marketing e web design.

4 Comments

  1. Christian Forgione ha detto:

    Cura e rispetto, quindi a parer mio educazione, assolutamente come prima cosa
    Altrimenti tutto il resto è invano
    Il tempo di vivere a “spalle” delle proprie bellezze naturali si sta esaurendo e potrebbe non bastare più ..

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